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Vi racconto delle mie bici – puntata 4 di 7: il mio primo anno con il Vigorelli

Questo articolo più che una presentazione vorrei fosse letto come un viaggio, perchè alla fine è una storia di amicizia, di persone, di fiducia reciproca e di un ottima bici.

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La storia la sapete quasi tutti ormai, ma ne faccio un riassunto anche per mia memoria futura. Dopo i primi anni passati a correre e fare esperienza nelle criterium a scatto fisso prima con il mio glorioso e primo telaio da pista (un classico acciaio proveniente dal velodromo di Cento) poi con lo storico Bianchi D2 (quando ancora la casa faceva tutto qui in Italia), nasce la voglia e la scintilla per creare una squadra di quelle vere ed unite prima di tutto dall’amicizia, questa squadra era il CYKELN racing team e in breve tempo finimmo sotto gli occhi di tutti, grazie a risultati sportivi eccellenti delle migliori gambe della squadra, ma anche grazie (soprattutto direi) ad un’attitudine volta prima di tutto all’amore per il ciclismo in tutte le sue sfaccettature, alla voglia di gareggiare per il puro spirito della competizione innata in ciascuno di noi e, non ultimo, per la voglia di stare insieme e condividere dei bei momenti insieme.

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Questa bellissima storia fu da incipit per una storia ancora più grande, fatta di una collaborazione mia diretta con Cinelli e in parallelo con la nascita del team Cinelli-Chrome che non credo abbia bisogno di presentazioni.

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Sia io che gli atleti del team ufficiale abbiamo ricevuto in uso un telaio Cinelli Vigorelli. Il mio vantaggio, da affiliato, è quello di aver completa libertà sia su quali gare correre, sia, soprattutto, sul montaggio della bicicletta e questo per me è un vero invito a nozze giacchè mi piace testare e sperimentare la bicicletta a scatto fisso in tanti e differenti contesti, ma andiamo con ordine.

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Il giorno della consegna dei telai e l’avvio della collaborazione fu un qualcosa di straordinario. Partito in sordina ed in (quasi) assoluto segreto, mi ritrovai ai cancelli dell’headquarter della casa dalla grande “C”. Con mia sorpresa il timore reverenziale cessò in un istante e la sensazione di trovarmi tra persone che conoscevo da sempre ha avuto la meglio. Belle vibrazioni e sorrisi veri da parte di tutti, con la consapevolezza di star iniziando qualcosa di grande e bello, il resto della storia principale già la conoscete.

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Da una stagione pedalo, corro, mi alleno, mi sposto in città e tento qualche folle impresa con quello che a ragion veduta è ancora oggi il telaio chiave di casa Cinelli, che ne ha svecchiato l’immagine, che ha avvicinato centinaia di persone al ciclismo facendole passare dalla porta di servizio ma dando a ciascun possessore una grande opportunità di capire e conoscere cosa può fare una semplice (semplicissima, in questo caso…) bicicletta e facendo da ponte per altre mille discipline ciclistiche.

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Il mio primo montaggio e la prima prova è stata al velodromo e non uno qualsiasi ma il Fassa-Bortolo di Montichiari (BS) attualmente l’unico velodromo coperto ed a standard olimpico presente in Italia. Dopo dieci pedalate il feeling fu tale da spazzare via tutti i luoghi comuni sul Vigo: questo è a tutti gli effetti un telaio da pista, mi ha fatto subito trovare a mio agio sulle paraboliche in legno e la prontezza e reattività sono da primo della classe.

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Le cose irrinunciabili nel mio set up sono la sella San Marco Zoncolan (ogni fondoschiena ha la sua, chi  pedala lo sa), il reggisella Thomson (chiunque ne abbia mai montato  anche uno solo sa il perchè) ma soprattutto la guarnitura delle officine Mquadro che sono in primis due grandi amici con la mia stessa passione, ma con il talento, la conoscenza e l’impegno che li ha portati da essere due ragazzi che smanettano in un garage (questa scena da qualche parte l’ho già vista…) a diventare una realtà solida e conosciuta in tutto il nostro mondo, fino ad essere uno dei principali sponsor tecnici della RedHookCrit.

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Oltre questi capisaldi ho avuto il piacere di divertirmi con un valzer di ruote abbastanza disparato: dal classico assetto da alta velocità con le Miche supertype pista, ad una posteriore basso profilo con un eccellente mozzo Dura-Ace per i tracciati tortuosi delle crit e per i lunghi allenamenti in extraurbano, per finire con la classica ruota del cosiddetto “hillbomber” ovvero una ruota a prova di proiettile (leggi: sfilettamento pignone) con il classico mozzo da MTB anteriore convertito e pignone avvitato ai 6 fori del supporto disco per le uscite con dislivello e per l’avventura montana di cui già sapere tutto.

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Beh, in sintesi dopo 1.485km fatti nelle più disparate condizioni e contesti ho capito il perchè il Vigorelli rimane un caposaldo della produzione Cinelli. E’ il telaio a scattofisso più versatile ed efficace che abbia mai pedalato. Con un semplice cambio di ruote e rapporto sa trasformarsi da bici da velodromo a commuter veloce per la città, da bici per le imprese in montagna a strumento per le competizioni nelle criterium dove, oltre la gamba, conta (e non poco) saper guidare al limite la bicicletta: spesso senza la possibilità di correggere le traiettorie dato che si hanno solo le gambe per gestire i rallentamenti e la classica pizzicata del freno posteriore per aggiustare il tiro non può esser fatta per definizione di criterium a scattofisso.

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E’ proprio il feeling con l’avantreno che ritengo sia ad oggi il migliore con cui abbia avuto a che fare: preciso, sensibile, pronto e sicuro. Mi ha aiutato in molte situazioni e spesso è stato un vero vantaggio nei confronti di avversari con bici molto più blasonate e costose.

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2567Anche in montagna ed in giri oltre le quattro ore ha saputo essere sia sincero nelle reazioni (lo so che di per se non ha senso andare in montagna con una bici da pista, ma ormai è peggio di una droga, tanto che fixedforum gli ha ora dedicato una intera sezione) sia tutto sommato anche confortevole a dispetto di tutti i luoghi comuni sui telai in alluminio, fatto vero forse negli anni 90, ma ora i progettisti sanno esattamente come fare un buon telaio in alluminio, basti pensare al fantastico (e vendutissimo) CAAD10.

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Ora la nuova stagione è alle porte, l’allenamento dopo una breve battuta d’arresto è ripartito, ed io sono ansioso di provare ancora una “valigiata” di emozioni e di divertirmi come un bambino alla guida di questo bel prodotto dell’ingegneria nostrana.

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Ndt: le belle foto sono di Silvia Galliani, Miriam Terruzzi, Emanuele Barbaro, Rosario Liberti, Andrea Schilirò.

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il mio #2012 in #bici e non…

beh oltre i soliti freddi numeri statistici su km e dislivelli vari, il mio 2012 in bici e non è stato davvero ottimo. Se avete voglia e pazienza vi racconto un po’ come è andata…

 

iniziamo col dire che da anni che facevo un anno intero senza farmi male, e questo già da solo basterebbe per farne un’ottima annata…

ho trovato maggiore equilibrio tra l’andare in bici e il condividere il tempo con la mia famiglia, la cosa mi fa stare immensamente bene

ho fatto il doppio del dislivello in salita sia del 2011 che del 2010… che magari inizio di nuovo a puntare a giri alpini lunghi e impegnativi per il 2013…

nonostante tutto mi sento molto migliorato in pianura, ma soprattutto dopo anni passati ad odiarla, ora mi piace pure quella. Fare qualche kilometro veleggiando attorno ai 40km/h è una sensazione bellissima

gare e garette escluse, mi son spostato per le città in bici per circa 2000km, il che porta a circa 140 litri di gasolio risparmiati…. più o meno 230€, non è tanto ma non è nemmeno pochissimo, e non voglio fare il conto della CO2 non immessa nell’atmosfera, ma sarebbe un dato interessante

ho vinto quattro gare, anzi garette per lo più tra amici. Ciò nonostante la sensazione è sempre bellissima, tutti almeno una volta nella vita dovrebbero vincere una gara e lo auguro a ciascuno di voi. Il dopo gara poi è sempre fantastico e proprio in queste (per ora) l’invidia non esiste ed è sostituita dalla birra gratis… speriamo resti tutto così

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ho fatto 210km tutti di un fiato, non mi capitava da tanto, farlo con una bici vecchia di 35 anni, sugli sterrati e senza il minimo inconveniente a reso ancora più emozionante il tutto

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ho fatto una gara di squadra, una crono, la cui durata è inversamente proporzionale alle emozioni che mi porterò dentro. Anche per non guastare lo splendido ricordo, per un po’ non credo ne farò altre

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ho pedalato a notte fonda nella mia città, scoprendo che è ancora più bella di quanto già conoscevo e facendomi stringere con essa un legame ancora più forte

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ho venduto una bici, e ancora me ne pento, benchè la usassi pochissimo

ho iniziato la realizzazione di una bici nuova, in acciaio e totalmente su misura: la qual cosa mi riempie d’entusiasmo che nemmeno un bambino (e tra poco sarà pronta!)

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ho conosciuto (tanti) nuovi amici, che poi si son rivelate persone straordinarie anche al di fuori dello stretto ambito ciclistico

ho rafforzato i legami con le persone che già conosco in ambito ciclistico, anche grazie ai vari social network, che se usati con la testa sono un valido strumento

ho fatto crescere questo blog, che un po’ mi rappresenta, e che alla fine sento sempre più mio

ho iniziato a scrivere per una rivista, cosa che fino a qualche anno fa pensavo non alla mia portata, ed invece siamo solo all’inizio dell’avventura

ho preso parte sin dal primo giorno a #salvaiciclisti e, anche se qualcuno sostiene che non serva a nulla, mi sento parte di un qualcosa di buono, ogni risultato raggiunto per quanto piccolo è significativo. Forse un domani avremo città degne di esser chiamate tali, vivibili e vicine all’ideale europeo che ho in mente

ho organizzato una gara, in un periodo dell’anno non certo ideale per gareggiare in bici, con un meteo che mi ha voltato le spalle. Nonostante questo vedere 20 partenti ad una piccolissima gara, con ragazzi arrivati apposta facendosi anche oltre 100km solo per essere lì a dare il meglio mi ha riempito di soddisfazione

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…eppure qualcuno si ostina ancora a dire che il mio è “un hobby”…

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aver poco da fare e uno zio fabbro #ciclismi

e capita così, che in un giorno qualunque nel classico girovagare alla cerca di “pezzi rari” sul reparto ciclistico di ebay, mi capita di vedere questo telaietto, un Coppi da strada, fine anni ‘70 probabilmente, di un bel blu come piace a me, ma pesantemente incidentato, con qualche tocco di ruggine qua è là… soprattutto al prezzo simbolico di un solo euro… e ti chiedi, ma perchè no? qualcosa da farci mi verrà in mente prima o poi no?

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e così infatti accade, fonte di ispirazione come sempre il blog che oltre a parlar di bici fisse (eccheppalle) ha anche stile da vendere e sto parlando ovviamente di milanofixed , gestito dai mitici roy77 e danka.

 

Mi arriva dopo poco tempo in ufficio ed infondo le condizioni son quasi meglio di come lo ricordavo nell’inserzione!

foto4Dopo un po’ di sana giacenza nel garage la cui entropia si avvia verso il caos completo sento finalmente il mitico “ziu mimmo” uno che ha fatto del maneggio del flex un’arte nobile quanto quella del fioretto olimpico…

ed allora eccolo lo zio, alle prese con il telaio del passato per dargli comunque una qualche vita nuova, salvandolo dalla fonderia, dove nella migliore delle ipotesi sarebbe giunto a breve per essere sciolto e colato insieme ad qualche altra tonnellata di ghisa liquida e diventare chissà, forse una rotaia o la trave di un ponte…

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qualche sapiente rifinitura ed eccoli qua, tre portapenne, ovviamente con una certa arroganza alla radical-hipster-chic-snob, ma in fondo meglio così che non in discarica, no?

 

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ci saltano fuori anche due portachiavi non proprio minimal, ma ancora gestibili (forse)

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Ah, non contattatemi, a meno di occasioni del genere non ne faccio su commissione e quelli che vedete saranno tutti regalati (a chi se li merita, ovviamente…)

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sale, sole, fatica e sudore–la mia #alleyfuck 2012 a #Torino

L’appuntamento cittadino dell’anno, quello da non mancare, quello che tutti si aspettano qualche cosa… provo a raccontarlo così come l’ho vissuto, anche se in maniera parziale e di parte, ma questo infondo a chi importa?

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E anche quest’anno ci ritroviamo a Torino, con l’ondata delle bici a scatto fisso che nonostante tutto cresce, con qualche grande vecchio che manca e tante facce nuove ancora animate sia dall’entusiasmo della novità sia anche (e per fortuna) dalla quella luce in fondo agli occhi che solo il ciclismo, “qualunque” ciclismo, sa donare a chi si butta senza riserve su di un sellino.

Il clima doveva essere propizio, salvo uno scherzetto dell’ultim’ora, che lascia Torino sotto una coltre di nubi/nebbie che non fanno passare il sole…e ci ritroviamo alla partenza, tra ancora tanti cumuli di neve stringendoci tra le braccia i miseri 3°C che ci sono rimasti … migliorerà, ma ora noi non lo sappiamo.

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Le facce amiche sono tante, tra incontri con chi non manca mai, con chi ha lo sguardo un po’ spaesato alla sua “prima alley”, ed incontri che aspettavo da anni (grande Fabio!). I minuti scorrono fin troppo veloci ed è ora di radunarci nel pratino misto neve (costellato di simpatici “bucaneve” marroni molto aromatici…) per le veloci istruzioni di rito…2 ore, poche sempre poche, per raggiungere 10 differenti checkpoint in città, uno da lasciare rigorosamente per ultimo, per finire con l’arrivo ai giardini reali…mi piace.

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3, 2, 1, via! subito a raccattare il foglietto con i checkpoint (manifest) e via con mappa distesa sulla panchina a iniziare a districarsi tra i nomi delle vie e imbastire l’itinerario… arrivano a salutarmi due cari amici che era un po’ che non vedevo (alex e raffaella) e da bravi torinesi loro mi danno una manina a mettere un po’ in fila tutti i punti da raggiungere. Noto subito che c’è un bel gruppo di punti in zona mirafiori, per poi lanciarsi ad est a finire i restanti punti…l’ultimo check in collina… nulla da temere, ma se sbagli la salita potrebbe non perdonare la gambe già affaticate (aka crampi a gogo).

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Mi sembra sia tutto ok, parto, e questa volta parto da solo (e mi scuso con quelli a cui ho declinato l’invito a farla con loro…) perchè la volevo vivere così: solo io, torino, un foglio A4 con i check marcati ed una mappa…. perchè alla fine il bello è correre contro se stessi e contro il tempo e mettersi ancora una volta in gioco e piuttosto sbagliare io ma non trascinare nessun altro in fallo, oppure gongolare nella remota ipotesi di trovare qualche bella scorciatoia all’interno della famigerata griglia urbana torinese….

Primi due check volano via in un lampo, ma nel puntare verso il terzo (de cristoforis) compio l’errore fatale… mi dimentico di via negarville che ancora un po’ è a Beinasco… e son già passati 45 minuti…poco male comunque, vado anche (aridaje) alla fontana liberty sotto Torino Esposizioni dato che era vicina..e lì Cisco mi fa prender coscienza della strada che mi aspetta…niente paura, parto che ancora la gamba tiene e in un tempo ragionevole arrivo in via negarville, dove finiscono i check ad ovest…

Il tragitto fino a via borsi si rivelerà bello e micidiale al tempo stesso: bello perchè per una sorta di “magia delle gare” la gamba dopo qualche km sembra risorgere, tengo un ritmo deciso, regolare, i panorami e le varie facce della città mi passano davanti, una dopo l’altra, senza soluzione di continuità, ed il mio personalissimo viaggio mentale mi fa pensare di essere quasi ad una di quelle crono semi cittadine che spesso condiscono i grandi eventi ciclistici come il Giro. Le gomme generose in più fanno anche digerire qualche tombino di troppo e in un tempo che mi è borsi1sembrato brevissimo mi trovo ad interrogarmi sul dove sia il numero 6 di via borsi… saprò dopo che ha mietuto parecchie vittime, la Dora che separa in due la via, unita ai lavori sul tratto ciclopedonale e condita dal generale inverno fa perdere a tanti minuti preziosi e mi accorgo che finirla in un tempo prossimo alle due ore è oramai un miraggio.

Mi tolgo però la soddisfazione di farmi il vialone di corso Regina nelle corsie centrali, rivaleggiando con le (poche, a dirla tutta) auto del pigro sabato pomeriggio. Passo anche davanti al mio ufficio e mi sfiora il pensiero del tipo : “chissà se mi vedessero i miei capi cosa penserebbero…” trapasso l’ancora affollato “suk” di piazza della Repubblica (dove anche lì poi saprò di gesta ciclistiche a zig-zag tra le bancarelle degne di un mix tra Blues Brothers e Indiana Jones e il tempio maledetto) e arrivo al check gestito dal buon Naos che mi passa di sottobanco l’info dell’ultimo check a casa di Gherli, non sapendo che ho già saltato via principi d’Acaja (presidiato da Fede e Cello, sorry guys) e che ormai il tempo è sostanzialmente scaduto.

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Opto per dirigermi verso l’arrivo, complice anche la sua vicinanza, con le gambe che vorrebbero ancora correre, ma la testa che ha tirato giù la saracinesca, non più capace di focalizzare altri obiettivi perchè comunque appagata dei kilometri fatti. E non tanto come sommatoria (alla fine saranno qualcosina meno di 50) ma per come sono stati portati, tutti tirati, senza rifiatare, con l’attenzione alta a passare gli incroci in qualunque condizione, ricalcolando gli itinerari per piegarli ai flussi del traffico e della semplicità di percorso dato che non sempre la via più breve è anche la più veloce, ma è anche vero il contrario che non sempre il grande vialone ti fa risparmiare sufficiente tempo e sufficiente gamba per chiudere un alleycat in giro per la città. (inserisco di seguito anche l’itinerario navigabile, così vi fate due risate)

All’arrivo di un alleycat poi non ci sono mai veri vincitori e veri sconfitti, ognuno si confronta con gli altri per poi fare i conti con se stesso. Ancora una volta in termini di rapporti umani, esperienza, adrenalina, e cibo mentale vario, il conto è decisamente in attivo. Alla prossima!

premiazione

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basta con l’amore è tempo di #alleyfuck a Torino!

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La locandina, pardon, il flyer già dice tutto o quasi, voi portate solo nell’ordine:

  • bici, una qualsiasi bici (e qualcosa per legarla ad un palo, se tenete alla bici)
  • gambe
  • testa (e casco se ci tenete ad essa)
  • mappa di Torino con i nomi delle vie (di tutte le vie)
  • penna

ci vediamo questo sabato dalle parti delle 14:00 al parcheggio del palavela, da lì in poi andremo incontro alla città, a tutta, come se non ci fosse un domani.

I ragazzi del 10CENTO ne han pensate delle belle, non ve ne pentirete e se per caso vi state ancora chiedendo cosa sia un alleycat…vi lascio un paio di esempi da vedere ed un paio da leggere, ci si vede lì!

alleycat race in NYC

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